Cresce l’economia della conoscenza e cresce il numero dei lavoratori della conoscenza, nuovi professionisti che hanno investito sulle proprie competenze e sul proprio sapere, che operano come imprenditori di se stessi, ingrossando le file del lavoro autonomo.
E’ l’unico vero grande fenomeno in espansione della popolazione lavorativa del nostro paese e nel continente. Secondo le ricerche più recenti, nel 2005 il 41,49% della popolazione lavorativa in Italia si poteva qualificare come lavoratori della conoscenza.
In dieci anni, dal 1995, la fetta di questa componente nell’universo lavorativo è cresciuta di oltre 12 punti percentuali. La grande maggioranza di loro sono lavoratori autonomi e professionisti.
I non regolamentati sono la novità nella novità. Nel 2002 il Censis stimava fossero 3,5 milioni e da allora il fenomeno si è palpabilmente esteso. L’ISTAT ha censito più di 800 attività professionali, collocate negli snodi innovativi dell’economia italiana. Il futuro è qui, dall’ICT alla comunicazione, dai nuovi servizi del benessere a quelli alle imprese.
La mancanza di regole spinge però il futuro a vivere nel sommerso. Alla gestione separata INPS, i professionisti iscritti non raggiungono i 300.000.
Invisibili ad una previdenza pubblica pensata per i vecchi lavori, rappresentano una bomba ad orologeria destinata a sconvolgere la coesione sociale nei prossimi decenni.
Tra le grandi economie del continente siamo l’unica che ha lasciato crescere le nuove professioni senza regolamentazione. Un mercato, quello italiano che assomiglia ad una giungla, nella quale i destinatari ed i consumatori di servizi professionali non hanno strumenti per vagliare e distinguere il reale contenuto di competenza dell’offerta, una giungla che penalizza però anche i tanti professionisti seri e capaci.
In passato lo strumento per regolamentare era l’istituzione di un nuovo ordine o di un albo, e così, via via che una professione si affermava sul mercato iniziava l’iter per un nuovo ordine. E’ una strada ormai preclusa dall’Europa che rifiuta sbarramenti e tutele corporative. D’altra parte le nuove professioni non chiedono nuovi ordini, sono cresciute sul terreno dell’innovazione e della concorrenza e necessitano perciò una regolazione leggera, finalizzata esclusivamente a fare funzionare meglio ed in maniera più trasparente il mercato;
Siamo alla vigilia del recepimento della direttiva europea sui servizi. La tanto temuta Bolkestein, seppur fortemente edulcorata, aprirà il mercato italiano dei servizi professionali agli operatori comunitari.
Il paradosso è che il nostro esperto in sicurezza informatica, il nostro chinesiologo (colui che studia il movimento umano in tutte le sue forme), o il nostro organizzatore congressuale affronteranno la nuova competizione senza potere fornire al mercato le informazioni, i riferimenti, le garanzie dei professionisti provenienti da altri paesi della Comunità.
Dare voce ed una rappresentanza adeguata a questo mondo è la scelta della Cna. E’ una grande risorsa del paese, decisiva per la sua modernizzazione, che non siede ai tavoli della concertazione, le cui istanze non hanno spazio nell’agenda della decisione politica. Basta guardare gli strumenti messi in campo per contrastare la crisi, che ignorano totalmente le nuove professioni.
CNA e Assoprofessioni hanno iniziato a collaborare, sottoscrivendo un patto di affiliazione un anno fa, con l’obiettivo di costituire un grande polo di rappresentanza, che consentisse a questo mondo di cominciare a fare sentire la sua voce.
Sono state elaborate e presentate due bozze di disegni di legge, uno sulla regolamentazione delle professioni, l’altro sulla previdenza degli esercenti professioni non regolamentate, che hanno suscitato grande interesse nei parlamentari sia di maggioranza che di opposizione.
Testi ispirati a questo lavoro, trasversali agli schieramenti politici, sono stati presentati, sia alla Camera che al Senato (vedi schede allegate). Nell’esame della finanziaria alla Camera sono stati inoltre depositati emendamenti a firma di esponenti del centrodestra e del centrosinistra, sui principali nodi della questione previdenziale che penalizzano i professionisti della gestione separata INPS.
Assoprofessioni rappresenta 34 Associazioni professionali, che complessivamente associano più di 21.000 professionisti. E’ l’unica centrale italiana delle professioni non regolamentate ammessa nel Consiglio Europeo delle Professioni Liberali (CEPLIS), a testimoniare la serietà ed il rigore che caratterizza l’affiliazione all’Associazione.
CNA, attraverso CNA-Inproprio, associa 9.000 professionisti. Ci sono inoltre diverse organizzazioni di categoria nei settori economici più innovativi, costituite da imprese individuali caratterizzate da un elevato livello di professionalità, con ulteriori 10.00 iscritti.
UNIPROF, parte perciò con una dote consistente, più di 40.000 iscritti reali, accomunati da un progetto forte di rappresentanza, che unisce esperienze consolidate, capaci di incidere nelle sedi della decisione politica, presenti in modo capillare sul territorio.
E’ un progetto aperto, che punta a richiamare altri protagonisti e molti segnali vanno già in questa direzione. Non è assolutamente un “club” esclusivo. Uno dei tratti distintivi, infatti, del mondo delle nuove professioni rispetto a quelle ordinistiche è il pluralismo. UNIPROF, non vuole alimentare rivalità, spera, al contrario, che la sua nascita possa stimolare la crescita anche di altri soggetti di rappresentanza.
Le richieste principali sulla previdenza:
1) istituire una gestione specificamente dedicata ai professionisti all’interno della gestione separata INPS, per superare la confusione tra posizioni lavorative radicalmente diverse che oggi vi convivono (parasubordinati, pensionati in attività, professionisti );
2) ridurre le aliquote di questa gestione, allineandole a quelle delle piccole imprese, per diminuire il divario competitivo con le professioni ordinistiche che hanno aliquote contributive inferiori di più di 10 punti;
3) cancellare la discriminazione che, nella gestione separata INPS, nega ai professionisti, a parità di contribuzione, la possibilità di godere delle stesse prestazioni accessorie dei lavoratori parasubordinati (maternità, malattia, ecc.).
Le richieste principali sulla regolamentazione delle professioni:
1) separare l’iter legislativo della riforma delle professioni ordinistiche dalle non regolamentate. Sono dodici anni che il parlamento è paralizzato da veti incrociati e le esigenze si fanno sempre più pressanti, ma anche sempre più diverse. Il governo sembra avere scelto per le ordinistiche, la strada di riforme di settore, quella generale rischia perciò di rimanere ferma per anni. Occorre sganciare il vagone delle non regolamentate per dare ad esse un binario autonomo;
2) dare una regolamentazione moderna ed europea alle nuove professioni, basata su principi di apertura dei mercati dei servizi e di pluralismo di rappresentanza. Una seconda gamba che non invada quella ordinistica ed abbia pari dignità con essa, pur essendo ispirata a principi diversi. Le nuove regole non devono essere autoreferenziali, come quelle degli ordini professionali, ma interpretare la sussidiarietà e perciò proporre, selezionare e gestire il rapporto con il mercato dei servizi. Il tutto senza ingessare il mondo delle nuove professioni che è caratterizzato da una grande dinamicità;
3) completare il percorso intrapreso con l’art. 26 del D.Lgs. 206/207 per inserire a pieno titolo le professioni italiane in Europa, dando riconoscimento giuridico alle associazioni professionali. Un percorso di riconoscimento delle professioni che necessariamente deve precedere accompagnare il riconoscimento delle associazioni. Un iter non burocratico che dia un ruolo centrale al CNEL e alle associazioni professionali;
4) introdurre meccanismi di garanzia per il mercato ed i consumatori attraverso l’istituzione di attestati di competenza che certifichino i percorsi formativi, il loro aggiornamento, gli obblighi deontologici. Attestati spendibili in Europa e perciò credibili perché di “parte terza”.
Sono allo studio nuove iniziative legislative, per intervenire con crediti di imposta tagliati sulle esigenze proprie delle nuove professioni, per individuare ammortizzatori sociali che rispettino i principi della concorrenza e per agevolare l’inserimento sul mercato dei servizi dei giovani professionisti.
Sergio Gambini, attuale responsabile Nazionale dei rapporti istituzionali CNA è stato nominato nuovo Segretario Nazionale di Uniprof.
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