Non solo il saldo positivo della popolazione italiana è da anni garantito dal tasso di natalità degli immigrati, ma anche il rapporto tra costi e benefici che lo Stato affronta per queste persone è tutt'ora attivo, dovuto al gettito fiscale creato (diretto e indiretto) e alla contribuzione previdenziale.
In Italia al 31/12/2010 le imprese gestite da extracomunitari erano 230.000, 20.500 in più rispetto al 2009, presenti per l'87% nell'Italia centro settentrionale, mentre il 45% risiede in sole 10 province.
Gli imprenditori stranieri provengono per il 60% da quattro Paesi: Marocco, Romania, Cina e Albania e i principali settori di attività sono le costruzioni, il commercio e le riparazioni.
Il 19% delle imprese etniche è diretto da donne. Circa il 50%, invece, sono imprese artigiane (nel 2002 erano l'8% del totale). Di queste la CNA ne associa oltre 12.000 (il 4% degli associati).
Per questo, nel 2005 è nato CNA WORLD e nel 2006 è stata siglata una convenzione col Ministero dell'Interno che attribuisce un ruolo decisivo ai patronati: le pratiche di permesso di soggiorno e di ricongiungimento familiari lavorate dal Patronato EPASA sono state quasi 12.000 nel 2009 e circa 11.000 nel 2010 (il calo è motivato dal blocco delle entrate consentite dal "decreto flussi").
Sono state create competenze per l'immigrazione in 65 sedi provinciali CNA. I nostri uffici sono ormai luoghi di frequentazione multietnica con personale multilingue, alcune organizzazioni territoriali hanno già nei propri gruppi dirigenti imprenditori stranieri e non è da escludere che in futuro un imprenditore di origine africana o asiatica possa diventare presidente CNA.
Fosco Corradini
Responsabile Politiche per l'integrazione della CNA
Roma, 16 giugno 2011
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