A conclusione della procedura di emersione prevista dal D.lgs. 109/12, terminata il 15 ottobre alle ore 24,00, si può affermare che il risultato del “ravvedimento operoso in materia di regolarizzazione del Lavoro nero” è stato sostanzialmente negativo.

Un'occasione mancata per far emergere dal lavoro nero una massa di lavoratori stranieri che diversi esperti del fenomeno valutano essere tra le 500 e le 800 mila persone, impiegate in maniera decrescente nei settori dell’agricoltura, del commercio e della manifattura comprese le costruzioni, e nel lavoro domestico.

Sono stati compilati 141.000 moduli e inviati 134.000 di cui ben 116.000 sono relativi al lavoro domestico, mentre il lavoro subordinato degli altri settori raccoglie poco più di 18.000 domande. Intanto è da rilevare che non è assolutamente credibile la corrispondenza degli invii, rispetto alla attività svolta.

Basta il dato dei lavoratori provenienti dal Marocco, tradizionalmente assenti dal settore domestico; su un totale di 15.600 domande, ne sono state inviate ben 12.600 per lavori di colf o badante; lo stesso dicasi per il Bangladesh, Pakistan, Egitto, Senegal, Tunisia, ecc. Viene spontanea una domanda: se da questi Paesi non sono mai giunti lavoratori che si impiegavano nel settore domestico, come mai le domande sono concentrate in quell’area di attività? La risposta è evidente: infatti il costo per una richiesta relativa a colf e badante non supera i 2.000 € (tra una tantum e contributi previdenziali), mentre in settori come l’edilizia, il commercio, o l’ agricoltura il costo può essere tra due a quattro volte maggiore.

Ecco dunque che molti datori hanno optato di spendere al massimo 2.000 euro, come previsto per l’emersione di una colf o badante a tempo parziale, rispetto ai 3/8.000 €. per l’emersione di un lavoratore a tempo pieno di ogni altro settore; ovviamente appena ottenuto il permesso di soggiorno, si potrà migrare in altro contratto di lavoro con lo stesso o con altro datore. Un altro elemento che ha influito sul modesto risultato è costituito dalla dimostrazione di essere stati presenti sul territorio Italiano ininterrottamente, dal 31 dicembre 2011, con attestazione di un “organismo pubblico”.

Da molte parti si è denunciata la irragionevolezza di questo criterio. Queste ragioni sono state determinanti nel conseguimento di un modesto risultato finale rispetto alle attese dello stesso Ministro della Cooperazione Internazionale e della Integrazione. Infine un’altra negativa conseguenza possibile di questa massiccia mancata regolarizzazione è il potenziale contrasto nascente tra lavoratore e datore, fino alla denuncia per la non adesione al cosiddetto “ravvedimento operoso”. Infatti, la normativa introdotta con la Direttiva CE n.52 procurerà non pochi problemi a quei datori di lavoro che non hanno voluto o potuto presentare la domanda di emersione per i lavoratori impiegati irregolarmente. A partire dal 16 ottobre 2012, sono in vigore le nuove sanzioni a carico dei datori di lavoro che hanno impiegato e impiegano stranieri in condizioni di irregolarità (senza permesso di soggiorno o con permesso scaduto,revocato o annullato).

Se il rapporto di lavoro non si è caratterizzato per le condizioni di particolare sfruttamento, il datore rischia le pene già previste dal testo unico immigrazione e cioè la reclusione da sei mesi a tre anni, la multa di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato ed in più anche il pagamento delle spese di rimpatrio dello straniero. Nei casi di sfruttamento, le pene potranno arrivare a quattro anni e mezzo di reclusione e 7.500 euro di multa. Il lavoratore, in questi casi, potrà presentare denuncia a carico del datore di lavoro ed ottenere un permesso di soggiorno per tutta la durata del processo.

Come CNA siamo rammaricati per questa occasione perduta, ma rivendichiamo con forza tutte le vie intraprese per modificare il D.lgs. 109/12, ritenuto fin da subito troppo costoso e macchinoso, consapevoli dei risultati assai deludenti che tale regolarizzazione comportava. Come spesso accade vien da dire che la montagna ha partorito il solito topolino.

Il Responsabile CNA World Rimini

Massimiliano Zani

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