Il primo semestre 2012 conferma le previsioni peggiori: in calo tutti gli indicatori economici. Giù commesse, produzione e fatturato. A picco l’export. In caduta libera anche gli investimenti. Imprese quasi al tappeto.

Tra gli imprenditori cresce il pessimismo: “Così non si va da nessuna parte”. In calo il gradimento per il governo dei tecnici.

Una brutta congiuntura quella che ha caratterizzato i primi sei mesi del 2012 con dati che attestano un ulteriore indebolimento rispetto alla fine del 2011. Tra le micro e piccole imprese si respira un clima di pesante recessione. E’ quanto emerge dai dati relativi al primo semestre del 2012 rilevati da TrendER, l’Osservatorio congiunturale della micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti) realizzato da CNA Emilia Romagna e Banche di Credito Cooperativo con la collaborazione scientifica di ISTAT sui bilanci di 5.040 imprese associate.

Le indicazioni di TrendER: la crisi è sempre più nera I dati dell’Osservatorio di CNA e BCC, confermano dunque il quadro di difficoltà con cui si è aperto il 2012, caratterizzato nel primo semestre da un’ulteriore diminuzione tendenziale (-3,6%) del fatturato totale che ha raggiunto così il livello più basso mai registrato dal 2008.

Ma tutte le componenti del fatturato sono in calo, in particolare il fatturato realizzato sui mercati esteri (-19% rispetto allo stesso semestre 2011), annullando così quanto era riuscito a crescere nel semestre precedente. Anche il fatturato conto terzi registra una flessione con un calo tendenziale del -2,2%. In caduta libera gli investimenti che subiscono un vero e proprio crollo (-20,8% rispetto agli ultimi sei mesi del 2011). La dinamica tendenziale delle voci di costo è negativa per le spese da retribuzioni (-0,7%), da formazione (-10,8%) e da assicurazioni (-3,2%), ma non per le spese da consumi (bollette telefoniche, energia elettrica, forza motrice, consumi gas, acqua e riscaldamento locali, carburanti e lubrificanti) che crescono a ritmo sostenuto (+6,8%), registrando il quinto aumento semestrale consecutivo.

Dinamiche settoriali: la crisi si estende anche a manifatturiero e terziario L’analisi di TrendER per macrosettori mostra come all’andamento negativo del fatturato nella prima parte dell’anno, contribuiscano soprattutto la crisi del manifatturiero (-4,1%) e del terziario (-4,0%), mentre il calo è meno accentuato nelle costruzioni (-2,6%). Nell’ambito del manifatturiero, la crisi risparmia solo il comparto alimentare (fatturato in crescita del 5,1%), mentre è particolarmente accentuata per il comparto moda (-19,2%). Il fatturato scende anche per la meccanica (-3,6%), dove si interrompe la serie positiva di quattro semestri consecutivi di ripresa tendenziale. Negativa anche la dinamica del fatturato nel legno mobile (-1,8%).

Nell’ambito dei servizi, i settori più in difficoltà, sono quelli dell’autotrasporto (-4,7%) e della riparazione veicoli (-3,8%). I servizi a famiglie e persone segnano un calo tendenziale meno pesante (-1,5%).

Per le costruzioni prosegue il processo di diminuzione del fatturato, ma il ritmo di ridimensionamento si fa meno deciso: era il -10,5% nel secondo semestre 2011; è sceso al -2,2% nel primo semestre 2012.

Dinamiche territoriali: alcuni segnali positivi solo per Bologna e Rimini A livello territoriale nel primo semestre buone notizie solo per Bologna e Rimini, male tutte le altre, in particolare Modena e Parma. Per la provincia di Bologna, il fatturato cresce rispetto allo stesso semestre 2011 del +2,2%, una variazione positiva che interrompe il processo di ridimensionamento che ha caratterizzato tutto il 2011 e si riflette favorevolmente sugli investimenti (+65,7%) ma anche su alcuni settori. Continua ad aumentare il fatturato per le imprese manifatturiere (+6,8%) con una decisa crescita per la meccanica (+10,7%), mentre si registra una sostanziale stabilità per le costruzioni (+0,3%). Una marcata diminuzione segna il sistema moda che perde il 23,7% del fatturato.

Per la provincia di Rimini i primi sei mesi del 2012 corrispondono ad una ripresa del fatturato complessivo (+4,4%); una performance cui fa da contraltare tuttavia una ulteriore caduta degli investimenti (-33,1%).). A livello settoriale, il dato della ripresa sembra dovuto al positivo andamento delle costruzioni. Tra i settori produttivi, il fatturato cresce decisamente per le imprese alimentari (+15,4%).

UNA RICERCA SONDA GLI UMORI DEGLI IMPRENDITORI LA RIPRESA E’ DI LA’ DA VENIRE. LA CURA MONTI VA PROLUNGATA? TRA INCERTEZZE E DUBBI PIU’ NO CHE SI’ DOPO UN ANNO. IL GOVERNO DEI TECNICI PERDE PUNTI.

La crisi non rallenta, anzi si aggrava. Cosa pensano i piccoli e medi imprenditori dell’attuale situazione economica e quali sono le loro aspettative per l’immediato futuro? “Così non si cresce. Se le imprese non vengono messe nelle condizioni di ricominciare ad assumere e investire, i sacrifici fatti e quelli che ci aspettano, non serviranno a niente”. Non si intravedono via d’uscita. E’ questo lo stato d’animo che prevale. Lo attesta un sondaggio effettuato su di un campione di Pmi associate a CNA dall’Istituto Freni Ricerche Sociali e Marketing di Firenze alla fine di ottobre. Le aspettative per il futuro sono tutte di segno negativo. Il 78% degli imprenditori interpellati ritiene che la situazione si sia ulteriormente aggravata rispetto a sei mesi fa e, soprattutto, che si allontanino i tempi della ripresa. Se a marzo, la quota di imprenditori che non riusciva più ad intravedere una qualsiasi prospettiva di uscita dalla crisi sfiorava il 60%, a settembre 2012 la quota è salita al 71%.

Dunque una caduta netta di fiducia che sfocia in vero e proprio pessimismo. I motivi? I provvedimenti assunti in questo anno, sono stati dettati dall’emergenza e dalla gravità della situazione cui il Governo Monti ha dovuto far fronte. Ma alle pesanti misure adottate, non sono stati affiancati provvedimenti in grado di incentivare lavoro e investimenti. Per contro: il prelievo fiscale resta altissimo, cresce l’indebitamento e il credito rimane al di sotto delle necessità. Alla domanda: “secondo lei in che misura i provvedimenti adottati dal governo per rilanciare la crescita, produrranno gli effetti desiderati?”, il 60% risponde: in minima parte; per il 19% funzioneranno solo in parte; il 2% ritiene che saranno efficaci; per il 18% finiranno per aggravare la crisi. Non convincono molto neppure le misure adottate per stanare gli evasori e recuperare il gettito fiscale (è scettico il 66%), mentre convince un po’ di più la riorganizzazione dell’architettura istituzionale, che con l’aggregazione di Province e Comuni, potrà recuperare risorse ed efficacia amministrativa.

Dunque la cura solo “austerità e rigore” senza “equità e crescita” non funziona. Ne sembrano sempre più convinti gli imprenditori. “Sacrifici tanti, risultati pochi” dicono in un clima di crescente scetticismo. Qual è la percezione dei risultati prodotti dall’azione del governo dei tecnici? La valutazione risulta in prevalenza (52%) di segno critico; la quota di quanti si esprimono in termini positivi è in contrazione rispetto a 6 mesi fa e le attese sono tutte negative. In questo clima come viene valutata l’azione del Governo Monti? Il voto che dopo un anno dall’insediamento gli imprenditori danno all’Esecutivo, raggiunge a malapena la sufficienza. Le cause: per quanto dolorose siano state le ripercussioni delle misure adottate, i risultati sono stati minimi. Ed è alta la preoccupazione che nuovi ed ancora più pesanti provvedimenti, siano in arrivo. Scetticismo viene espresso per quello che riguarda le misure decise per stimolare la crescita: solo 1 imprenditore su 5 le ritiene valide. Efficaci in gran parte per il 2%; positive solo in parte per il 19%; inefficaci per il 60%; finiranno addirittura per aggravare la crisi per il 19%.

Tra i più critici gli imprenditori reggiani, ferraresi e riminesi che complessivamente danno un giudizio negativo o poco positivo per il 93%.

Quanto sinora fatto sul piano economico, viene sostanzialmente ritenuto non in grado di portare il Paese fuori dalla crisi: “Abbiamo preso solo una boccata d’ossigeno, ma non si può continuare a subire un salasso continuo”. Il giudizio è invece positivo sui risultati ottenuti per l’azione svolta sul piano internazionale, verso i mercati e gli altri Paesi dell’Unione Europea. Lo pensa il 91%: “il precedente Governo ha lasciato una situazione drammatica. Eravamo sull’orlo del baratro, Monti ha lavorato bene in Europa migliorando la credibilità dell’Italia”. Ma il consenso complessivamente è sceso e solo grazie al giudizio sul ruolo acquisito in Europa, raggiunge la sufficienza. Alla domanda: se può essere auspicabile un Monti bis, ha risposto molto e abbastanza il 39% (sei mesi fa la quota era attorno al 48%), poco o per niente auspicabile il 32%. Dubbiosi o incerti il 29%. Tra i più critici gli imprenditori forlivesi (41,6%) e modenesi (38,5%).

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