100 le aziende coinvolte nel sondaggio: il 42% registra cali di fatturato superiori al 30%, per un azienda su quattro cali di fatturato superiori a 100 mila euro. Fuori dai ristori 4 aziende su 10: serve ridefinire le modalità di accesso ma solo i ristori non bastano per la ripartenza. Per il 76% delle imprese serve altro.
 
Il Covid segna le aziende del territorio e i ristori rappresentano una misura troppo debole per dare un reale sostegno alle imprese. E’ questo quanto emerge dai dati del Report di CNA Rimini sui ristori che ha visto coinvolte 100 aziende associate della provincia di Rimini.
 
Impietosi i dati sui fatturati che fanno registrare un saldo negativo negativo per l’85% delle aziende, per il 42% di queste con una contrazione superiore al 30% rispetto al 2019. Situazione drammatica per il 18% delle aziende intervistate che hanno registrano un calo del fatturato superiore al 40%, con punte del 90% per alcuni settori come trasporto persone e allestimenti fieristici. Il 28% sembra invece essere passato indenne dalla pandemia non lamentando cali di fatturati. Guardando i valori assoluti il 26% ha registrato cali di fatturato superiori ai 100 mila euro
 
PER 4 IMPRENDITORI SU 10 NESSUN RISTORO.
GALEAZZI “SI VALUTI IL CALO DI FATTURATO, NON I CODICI ATECO”
Sul tema dei ristori rispetto i 100 imprenditori intervistati è stata l’indennità per il calo di fatturato ad essere la più praticata con il 62% degli intervistati che ne ha fatto ricorso. “Troppe imprese sono state tagliate fuori (4 su 10)dai ristori” commenta Mirco Galeazzi Presidente di CNA Rimini “l’auspicio è che con il prossimo decreto Ristori5vengano recepite le nostre sollecitazioni e che vengano garantiti ristori non più sulla base dei codici ateco ma sulla base dei cali di fatturato, proprio per evitare di escludere ingiustamente categorie di imprese fortemente danneggiate anche se mai chiuse per decreto. In questo senso positivo l’impegno della Regione Emilia Romagna che su proposta di CNA si è impegnata a prevedere un prossimo bando a favore della macro categoria rientrante nell’artigianato del food.
 
SERVONO LE AUTOCERTIFICAZIONI”
Per ampliare l’accesso ai ristori servono date di apertura e chiusura di bando compatibili con i tempi delle imprese e di chi le assiste” aggiunge Galeazzi “e soprattutto procedure semplici e snelle: meno documentazione ex ante e più controlli ex post ovvero autocertificazioni”.
 
TAX CREDIT SANIFICAZIONI AL PALO
I numeri si confermano esigui anche in merito al Tax credit sulle sanificazioni che ha visto accedervi solo il 10% delle aziende intervistate. Complessivamente invece piuttosto utilizzato il Bonus INPS da 600 euro che ha visto accedervi il 56% degli intervistati.
 
RISTORI OSSIGENO PER SOPRAVVIVERE, MA PER IL 76% SERVE ALTRO
Venendo ai valori assoluti dei ristori il 32% ha ricevuto importi non superiori ai 5 mila euro, il 26% tra i 5 mila e i 10 mila euro e solo il 20% sopra i 10 mila euro. Fondamentale in questo caso le tempistiche dell’erogazione sempre al di sotto delle aspettative degli imprenditori, per i quali in ogni caso non sono i ristori la soluzione. Per questo il 76% degli intervistati valuta in modo negativo l’impatto dei ristori sulla propria azienda. “Servono certezze” conclude Galeazzi “è indispensabile la possibilità di potersi programmare e soprattutto servono misure, anche fiscali, utili a favorire la ripresa della domanda. Oltre naturalmente alla semplificazione di tutte le procedure, l’annoso tema della burocrazia”.

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