A POSIZIONE DELLA CNA DI MORCIANO SULLA FUSIONE FRA I COMUNI DI SALUDECIO – MONDAINO – MONTEGRIDOLFO
Il tema dell’unificazione o aggregazioni funzionali di servizi si impone oggi ancora di più nel momento in cui la crisi sta radicalmente modificando, molto spesso aggravando, lo stato sociale delle comunità.
A nostro avviso è un processo indispensabile, quello di accorpare e mettere assieme più Comuni dello stesso ambito territoriale, che auspicavamo come naturale conclusione dell’esperienza dell’Unione dei comuni della Valconca. Le aumentate difficoltà dei comuni, che si manifestano nella ormai cronica riduzione delle risorse disponibili e la necessità di ricavarne almeno un po’ attraverso una maggiore efficienza a minor costo, è un imperativo che coinvolge ogni livello amministrativo, ed in particolare i comuni piccoli.
Noi che rappresentiamo il mondo delle piccole e medie imprese, vogliamo essere partecipi e fautori di questi cambiamenti. I temi cruciali che stiamo ponendo sono ormai noti: la pressione fiscale, la troppa burocrazia che moltiplica inspiegabilmente gli adempimenti, la mancanza del credito, l’eccessivo costo del lavoro, il costo di funzionamento della macchina pubblica, sono le zavorre che impediscono di riprendere il volo.
E’ di questi giorni il risultato del centro studi CNA che dimostra come anche una piccola impresa deve sostenere ogni anno 22 adempimenti (dall’IVA alla TARES all’IRAP, all’IMU alla pubblicità MUD, al SISTRI e via di seguito) con un obbligo operativo di oltre 70 scadenze, una ogni 3 giorni lavorativi, un sistema insostenibile.
Con l’aggregazione di più comuni, vi è la possibilità che questi adempimenti diminuiscano ma soprattutto che si snelliscano e diventino uguali per ogni territorio. Allora la proposta avanzata dal comune di Mondaino va presa sul serio e va perseguita avendo però ben chiari alcuni aspetti: Unire i tre comuni non annullerà le identità ed il senso di appartenenza alle singole comunità, anzi sarà l’occasione affinché le diverse identità crescano, si rafforzino e si affermino nel panorama provinciale.
Quando si parte con un processo di unificazione di comuni, il dubbio che venga cancellata l’identità e l’autonomia consolidata negli anni è legittimo; è però altrettanto legittima la necessità di innovare e modificare gli assetti istituzionali al mutare dei tempi. La crisi economica che stiamo attraversando causerà un cambiamento radicale, ed è necessario prendere coscienza che una scelta di questo tipo sarà comunque un processo che dovrà mettere al centro i cittadini attraverso il percorso garantito dalla partecipazione democratica del referendum.
Alle istituzioni, alle forze politiche ed alle organizzazioni di rappresentanza il compito di sviluppare questa partecipazione, fungendo da punti di riferimento e facilitatori del confronto per le popolazioni interessate.
Come CNA ci aspettiamo soprattutto che questo processo porti maggiori opportunità per l’economia attraverso: più risorse per gli investimenti pubblici; più efficienza dei servizi pubblici; più omogeneità di applicazione di tributi e tariffe; minori costi di funzionamento; meno burocrazia.
Da questo punto di vista le maggiori risorse previste (400.000 euro all’anno per 10 anni), devono servire per strutturare una macchina più efficiente e meno costosa che dopo i 10 anni di vantaggi dovuti all’aggregazione, cammini con le proprie gambe. Sono ormai decenni che le piccole e medie imprese competono sui mercati proprio unendo le proprie identità, nei consorzi per la promozione dei prodotti, in quelli per la realizzazione delle aree produttive, per l’accesso al credito, nelle reti d’impresa per l’internazionalizzazione, della ricerca universitaria, dell’innovazione e così via.
Una galassia di sapere e saper fare, che potrà crescere se al prprio fianco troverà lo stato e le istituzioni che la sosterranno. La cultura del mettersi assieme e del fare del proprio sapere un’opportunità per se stessi condividendolo con gli altri, è il valore fondante della nostra regione. Noi crediamo si tratti di un'esigenza che nasce, come dicevamo, non solo dalla spinta delle difficoltà economiche e finanziarie in cui versano i Comuni in generale, ma anche e soprattutto da una valutazione oggettiva della possibilità di cui il territorio dei tre comuni, ma dell’intera Valconca, è dotato e delle opportunità che presenta in termini geografici, sociali, culturali, e soprattutto storici.
Con un Comune più grande, anche se non sufficientemente dimensionato, si potrebbero fare cose importanti per il benessere di tutte le comunità e per garantire loro un futuro. Anzi noi auspichiamo che questo non sia che l’inizio di un processo i cui confini dovranno essere sicuramente più grandi. Un comune cioè di almeno 30.000 abitanti, perché questa è la dimensione minima dentro il quale si potranno: Tagliare i costi e realizzare effettivamente le cosiddette “economie di scala”, Aumentare il potere negoziale verso le istituzioni superiori (Regione e Stato) Valorizzare meglio il patrimonio culturale, storico e delle tipicità enogastronomiche, come fattore di sviluppo turistico e come bene di investimento in grado di produrre ricchezza, Ridefinire i processi organizzativi delle “macchine” comunali.
In tutto questo occorrerà fare attenzione al rischio di: perdita dell’identità di comunità; dimenticare le esigenze del territorio diventato troppo esteso; perdita da parte dei cittadini di servizi indispensabili come la rappresentanza e la vitalità, con conseguente danno alla partecipazione democratica; che si inneschi un conflitto tra territori. Tutti validi argomenti che chi di dovere: amministratori, associazioni, ma anche singoli cittadini, dovranno elaborare ed approfondire per, come dicevamo, prendere una decisione storica, sia che prevalga il SI o che prevalga il NO. Tuttavia nel caso in cui, come noi auspichiamo, la fusione fra i tre comuni dovesse avvenire, è necessario rimboccarsi le maniche per assicurare ai cittadini il primato che appartiene ai Comuni Italiani, ovvero il primato della Politica, che nel tempo gli è stato tolto per darlo allo Stato Nazionale ottenendo come risultato un crescente astensionismo.
Potrebbe essere un’occasione, data alle comunità locali, per riprendere in mano il proprio futuro. Per parte nostra abbiamo già avviato il confronto con la categoria, sia durante il congresso comunale svoltosi lo scorso 22 aprile che durante la direzione comunale del 13 maggio successivo e queste sono le nostre prime considerazioni. Non crediamo di avere la verità in tasca, ne tantomeno di aver già ben definito l’esito del progetto, ma di una cosa siamo certi, che oggi più che in passato è necessario essere: prudenti ma determinati: i tempi sono maturi e l’occasione che abbiamo oggi potremmo non averla domani; lungimiranti e saggi: stiamo parlando del futuro dei nostri giovani e delle future generazioni; efficaci e concreti: per chi ha responsabilità politiche, il lavoro da svolgere è tanto.
Sicuramente è necessario essere razionali e pragmatici e non farsi prendere dai sentimenti o meglio, da sentimentalismi che rischiano di essere cattivi compagni di viaggio. Certamente non sarà una scelta facile, siamo altresì certi che è dovere di chi si e candidato alla guida di una comunità, portare l’argomento all’attenzione della propria cittadinanza. Quale sarà la scelta più giusta non possiamo dirlo oggi, sappiamo di certo che molto, se non tutto, dipenderà da chi saprà fare di un’opportunità, ovvero di una necessità, un’occasione di sviluppo sociale, in cui la crescita economica è il pilastro della convivenza democratica.
Morciano 15 giugno ’13
Per Il Direttivo Comunale CNA
Il presidente Gianni Conti
Il Segretario Odoardo Gessi
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