Bandinelli, lavoreremo per far incontrare offerta di manodopera straniera e domanda di lavoro delle pmi.
Dopo l’approvazione del Decreto che apre le frontiere a 50 mila stranieri stagionali e a 29 mila potenziali lavoratori subordinati o autonomi, vi è il rischio paventato dalle imprese che le aziende in cerca di manodopera non riescano a intercettare forza lavoro a loro utile, ma si trovino di fronte a liste di stranieri lontani dalle loro esigenze produttive.
Tra i 29 mila nuovi ingressi ci sono, infatti, anche coloro che andranno a coprire le esigenze (forti) delle famiglie, ossia i badanti e i collaboratori domestici. Molti nuovi lavoratori fissi, dunque, però non ben quantificato tra le quote per paese di provenienza fissate dal Ministero del lavoro. Secondo il decreto flussi 2004, ad entrare in Italia saranno 3.000 albanesi e altrettanti tunisini, 2.500 marocchini, 2.000 nigeriani, 1.500 egiziani, moldavi e altrettanti stranieri provenienti dallo Sry Lanka e dal Bangladesh, insieme a 100 pakistani.
L’ingresso degli stranieri in Italia è legato alla firma di trattati internazionali con cui il Governo, guadagnando la collaborazione delle polizie locali, riesce a evitare i flussi incontrollati dei clandestini. “Noi lavoreremo per far incontrare offerta di manodopera straniera e domanda di lavoro delle pmi – chiarisce Cristina Bandinelli Vice presidente Nazionale CNA – ma potrebbe rivelarsi un compito difficile anche perchè la piccola impresa privilegia il rapporto diretto, personale, vuole prima conoscere chi inserirà in una azienda molte volte a conduzione familiare”.”Abbiamo da tempo attivato presso i nostri uffici territoriali gli Sportelli per l’immigrazione – conclude Bandinelli – in cui conciliare l’inserimento extracomunitario con le esigenze delle imprese ed evadere tutte le pratiche necessarie al soggiorno e alla collocazione lavorativa dell’extracomunitari”.
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