Negli ultimi tempi sono emersi da parte della nostra imprenditoria segnali di difficoltà in materia di risorse umane. Questo disagio, immediatamente captato da CNA anche grazie a tutto quanto è già stato messo in atto per coinvolgere le imprese, ha gemmato una risposta dal propiziatorio titolo Buon Lavoro.
“Dichiariamo apertamente la nostra volontà di collaborare con quanti hanno un ruolo nelle politiche di creazione delle risorse umane, – ha detto Fabrizio Moretti, vice Presidente CNA Provinciale, nonché Presidente Ecipar – e abbiamo la convinzione che oggi ci siano gli strumenti e le condizioni, in questa regione e in questa Provincia, perché questa collaborazione si concretizzi con enormi vantaggi per le persone, per le famiglie, per le imprese.”
Presentato a Villa Verucchio lunedì 17 dicembre scorso, il progetto Buon Lavoro si avvale di una solida articolazione in quattro sottoprogetti: Il tuo responsabile del personale, Scuola e impresa, Tipi in gamba, Extra-imprese, ciascuno dei quali si compone a sua volta di azioni mirate ad obiettivi specifici.
Due le relazioni introduttive: quella di Fabrizio Moretti, Vice Presidente Provinciale della CNA “Idee ed azioni per promuovere e valorizzare il lavoro nelle piccole imprese” e quella del Prof. Vittorio Capecchi dell’Università di Bologna “Dove ci porta l’Europa: le risorseumane come fattore strategico di competizione per le piccole e medie imprese e per le economie sociali”.
E’ seguita una tavola rotonda coordinata dal Direttore della CNA Prov.le di Rimini, Salvatore Bugli nella quale sono intervenuti Massimo Pironi, Assessore Prov.le alla Formazione, Annamaria Villardi Dirigente Scolastico ITC Valturio, Lorenzo Falcioni, Presidente della Consulta degli Studenti, Tiziana Baracchi, Resp.le progetto Mobilità geografica nord/sud agenzia Emilia Romagna, Giorgio Allari, Segretario CNA Regionale Emilia Romagna.
Tra le necessità emerse si segnalano l’esigenza di migliorare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro; migliorare l’efficacia degli interventi di formazione; sviluppare la dimensione europea nei dispositivi per l’inserimento lavorativo; sviluppare la conoscenza fra le imprese e dell’associazionismo economico.
A tutto ciò si accompagnano obiettivi di carattere, diciamo così: “culturale”, nel senso che sono indirizzati a migliorare la percezione che si ha oggi del lavoro in impresa e a valorizzare la pari dignità dell’apprendistato come canale formativo, non contrapposto all’apprendimento scolastico ma come suo indispensabile complemento.
Il progetto quindi scava a fondo nella problematica, rendendo conto dell’esigenza di migliorare il dialogo tra i sistemi, magari trasferendo la diagnosi dei fabbisogni di competenze con puntualità e costanza al sistema formativo integrato, e vale a dire alla scuola, alla formazione, ai servizi per l’impiego. E’ già in atto un monitoraggio sui fabbisogni di personale delle imprese artigiane, costruito su un campione di 300 imprese. Questa ricerca ha messo in luce un’ulteriore necessità, quella di mettere i dati emersi a disposizione dei formatori e dei giovani, tradotti in un linguaggio capace di descrivere con chiarezza le competenze necessarie e di conseguenza a sostenere i processi di scelta.
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