ANTICIPAZIONI SU UNO STUDIO CONGIUNTO CENTRO STUDI CNA-CRESME

ECCO PERCHE' LE DETRAZIONI FISCALI SULLE RISTRUTTURAZIONI DELLE CASE

FANNO GUADAGNARE IL PAESE E INCREMENTANO LE ENTRATE DELLO STATO

 

128 miliardi di euro in quindici anni. Di cui ben 60 miliardi sono concentrati negli anni della crisi e hanno contribuito in modo sostanziale a frenare la caduta verticale del mercato delle costruzioni. E' questo l'importo totale al 31 dicembre 2012 dei lavori di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica degli edifici, su cui si calcola la detraibilità ai fini fiscali. In dettaglio: 35 miliardi per gli interventi di ristrutturazione, che garantivano il 36% e ora il 50% di detrazioni, e 9 miliardi per gli interventi di riqualificazione energetica, premiati con un taglio del 55%. Sono alcuni dati contenuti in uno studio realizzato dal Centro studi Cna e dal Cresme ancora in fase di ultimazione.

A oggi, al netto quindi delle detrazioni ancora da inserire nelle prossime dichiarazioni dei redditi, non solo il sistema Paese ma anche le casse statali – si legge in una nota della Cna – hanno guadagnato dai provvedimenti incentivanti. Se, infatti, al mancato gettito fin qui sostenuto, pari a 31,7 miliardi, si aggiunge la posta positiva delle diverse entrate (Iva per lavori, materiali, spese tecniche; Ires per imprese e tecnici; Irpef e oneri sociali sulle attività dei lavoratori e dall'emersione in nero;  ricadute sull'economia) pari a 49,5 miliardi, emerge che, al 2012, il saldo per lo Stato diventa attivo per circa 17 miliardi.

Certo, se calcoliamo i ratei a valere su interventi già effettuati e che saranno portati in detrazione nei prossimi anni fiscali, il saldo potenziale per l'erario risulta negativo per 3,5 miliardi. Ma questo accadrebbe soltanto nel caso in cui si annullassero completamente, fin da luglio 2013, i provvedimenti di incentivazione e, di conseguenza, non si potesse più contare sui gettiti aggiuntivi provenienti dalla produzione e dal lavoro sospinti dalle agevolazioni. In sostanza, gli incentivi fiscali – prosegue la nota – hanno garantito allo Stato oltre un miliardo di "utili" all'anno a partire dal 1998, ma se le detrazioni dovessero arrestarsi il 30 giugno, nei prossimi nove anni lo Stato dovrebbe sostenere una spesa di circa due miliardi all'anno.

E' utile ricordare che le riqualificazioni assicurano oltre il 60% del fatturato edilizio. Nell'ipotesi in cui il governo, nel prossimo Consiglio dei ministri e comunque entro il 30 giugno, non dovesse prorogare le detrazioni fiscali sui lavori per rendere più efficienti gli impianti energetici e soprattutto sui lavori di ristrutturazione degli immobili, la crisi delle costruzioni potrebbe aggravarsi in maniera catastrofica e avere disastrosi effetti economici e sociali.

Lo studio realizzato da Cna e Cresme rileva che il mercato della riqualificazione e degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria vale 115,4 miliardi su un mercato edilizio che nel complesso, investimenti in impianti per le energie rinnovabili compresi, "fattura" 187,9 miliardi. Per la precisione, quindi, pesa per il 61,6%. Di fronte a un crollo del 44% delle nuove realizzazioni negli ultimi sei anni, il recupero edilizio e la riqualificazione energetica, pur pagando a loro volta lo scotto della recessione, stanno mantenendo le posizioni e sono diventate determinanti per l'edilizia italiana.

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