Un’indagine su un campione di 400 pensionati della regione dice che: la percezione dell’incremento del costo della vita negli ultimi 12 mesi è del 20%; aumenta la fascia di anziani che si avvicina alla soglia di povertà; i single e le donne i più penalizzati; a pesare di più, gli aumenti per alimentari, acqua, luce e gas.
Gli anziani negli ultimi 6 anni, si sono visti erodere il potere d’acquisto del proprio reddito ed è sempre più a rischio il sostentamento di un pensionato con un trattamento al minimo, cresciuto in questo lasso di tempo di soli 51 euro. Una situazione già di per sè difficile sulla quale, dal settembre scorso, si è abbattuta la crisi.

CNA Emilia Romagna ha voluto monitorare l’evoluzione delle disponibilità economiche degli anziani dopo l’uscita dal mondo del lavoro e i comportamenti di consumo alla luce della recessione in atto. Lo ha fatto attraverso un’indagine campione su 400 pensionati associati in regione (effettuata dall’Istituto Freni Ricerche e Marketing).

Dalla ricerca emerge una situazione di grave disagio: pensioni del tutto insufficienti, con le quali risulta sempre più faticoso, per la stragrande maggioranza degli intervistati, arrivare a fine mese. Quasi l’80% si colloca infatti entro i 900 euro mensili: il 32% dichiara di percepire una pensione al di sotto dei 535 euro ed il 12% al di sotto della soglia minima (di questi il 50% è costituito da donne); il 14,50% dichiara un reddito tra i 535 ed i 700 euro ed il 16,50% tra i 700 e i 900 euro.

I più penalizzati dagli effetti della recessione risultano essere i single, i soggetti più anziani rimasti soli, le donne. Vi sono poi le coppie cosiddette “nido vuoto”, i cui figli cioè, hanno lasciato la casa di origine per creare una nuova famiglia. Infine, coloro che hanno, fino adesso, retto meglio in quanto supportati da un reddito superiore; le coppie con figli, “nido ancora pieno”, relativamente giovani, perché da poco andati in pensione e in parte ancora attivi nel mondo del lavoro. La crisi in ogni caso ha colpito, più o meno pesantemente, tutte queste tipologie familiari, che pur in maniera diversa, hanno modificato i propri comportamenti di spesa.

La percezione che gli intervistati hanno espresso dell’incremento complessivo del costo della vita negli ultimi 12 mesi è mediamente del 20%, con un picco a Ferrara dove l’aumento è percepito attorno al 30% dal 17% degli intervistati. Cosa è aumentato di più? L’83,9% indica al primo posto gli alimentari (100% per i piacentini e 90,9% per i riminesi); seguono le tariffe: l’86,1% indica il gas (percentuale che sale tra il 90 ed 97% a Ferrara, Rimini e Ravenna); l’84,7% l’acqua e l’83,7%, i rifiuti. Al terzo posto, abbigliamento e calzature aumentati per il 57,4% (81,8% per i riminesi e 65% per i parmensi); seguono cure mediche e medicinali (48,7%) e i trasporti, aumentati per il 41,8% degli intervistati. L’evoluzione della spesa per consumi è stata dunque pesante; lo sostiene per il 53,2% degli intervistati. A segnalare i maggiori incrementi sono i pensionati riminesi (63,7%), reggiani (61%) e modenesi (60,5%). Più contenute le percentuali a Parma (43,4%) e soprattutto a Ravenna (18,2%). “Oggi il carrello della spesa è oneroso – spiega Tina Felicani, Presidente di CNA Pensionati Emilia Romagna – per prodotti essenziali quali latte, pasta, olio, carne, a Rimini lo scontrino annuo è di 4.127 euro, il 25% in più rispetto ai 3.304 di Napoli; e sono proprio le città della nostra regione: Rimini, Ferrara, Forlì, Piacenza, Ravenna e Bologna, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Prezzi, ai primi posti per la spesa più cara. Da qui la forte contrazione dei consumi, che per 1 pensionato su 5, ha comportato anche la rinuncia a cure e servizi. La nostra indagine evidenzia come i pensionati abbiano in gran parte modificato i propri comportamenti di spesa, con uno spostamento dei consumi verso prodotti a prezzi più bassi, per così dire di seconda fascia (una sorta di downgrading anche a discapito della qualità), ricercando promozioni e sconti in diversi punti vendita. Diventa dunque una priorità attuare quanto chiediamo da tempo: basare il calcolo annuale di rivalutazione dei trattamenti pensionistici su un paniere mirato ai consumi dei pensionati, considerando anche la dinamica salariale”.

A questo stato di cose i pensionati devono far fronte con un reddito, che già diminuito col pensionamento, sta perdendo ulteriormente potere d’acquisto, col rischio che quasi il 60% confluisca nella fascia più disagiata, al limite dell’autosufficienza. Alla domanda: “il suo reddito è diminuito dopo l’andata in pensione?”, ha risposto sì il 79,5% degli intervistati. Il reddito mensile di cui dispongono è ritenuto appena sufficiente dal 38,7%; insufficiente dal 16,8%; del tutto insufficiente dall’1,1%. Il 41,8% dichiara, inoltre, di non possedere risparmi, spesi nella maggioranza dei casi o per acquistare l’abitazione familiare o per contribuire all’acquisto di quella dei figli (8 su 10); chi ce li ha, li ha depositati sul conto corrente (26%), investiti in Bot e Cct (12,4%).


Questa la situazione oggi. E per il prossimo futuro? I sentimenti che prevalgono sono incertezza ed inquietudine, con una forte correlazione tra questi, l’età e il genere. Sono ancora una volta le donne più anziane e chi vive da solo, coloro che evidenziano una maggiore vulnerabilità.

Alla domanda: “per quanto riguarda i prossimi mesi, per lei e la sua famiglia, si ritiene ottimista o pessimista?”, ha risposto pessimista il 46% del campione ( percentuali che salgono al 54,5% a Rimini, 51% a Modena e 50% a Reggio Emilia); il 36% si dichiara ottimista (il 56,7% a Ferrara ed il 47,8% a Parma); incerto il 18%.
Al futuro, i pensionati guardano, dunque, con preoccupazione, ma anche con un po’ di fiducia e soprattutto, non con rassegnazione. Nonostante la situazione di disagio che stanno vivendo, in molti tendono a reagire in positivo: in parte cercano di arrotondare effettuando piccoli lavori (22%); in parte sopperiscono a carenze di servizi sociali, occupandosi dei nipoti, consentendo così ai figli di non rinunciare a ore di lavoro e quindi a parte del loro reddito (39%), oppure si occupano di disabili e ammalati gravi presenti nella rete parentale, evitando così di ricorrere ad una badante. Non a caso le badanti sono utilizzate solo dal 2,5% degli intervistati.
Dei risultati dell’indagine, bisogni e necessità degli ultrasessantacinquenni – che in Emilia Romagna rappresentano ormai il 22,6% della popolazione attuale – e sulle misure da attuare per contrastare gli effetti della crisi, si parlerà domani 22 maggio (oggi ndr,) nel convegno promosso da CNA Pensionati Emilia Romagna: “La crisi fa crescere il disagio” in programma al Top Park Hotel di Rastignano (10-13) Bologna. Interverranno l’on. Giuliano Cazzola ed il sen. Gian Carlo Sangalli.

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